DATE / TIME 04/10/2015 00:00
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Date(s) - 10/04/2015 - 19/05/2015
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Il Margutta

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Tina Vannini e Francesca Barbi Marinetti D.d’Arte

invitano all’inaugurazione della mostra personale

My eyes on the road

di Giampaolo Conti

A cura di Francesca Barbi Marinetti
Organizzazione di Tina Vannini
Ufficio Stampa Francesco Salvatore Cagnazzo
Il Margutta RistorArte – Via Margutta 118 – Roma
Inaugurazione Giovedì 9 Aprile 2015 – ore 19.00
Dal 10 Aprile 2015 al 19 maggio 2015
Giampaolo Conti è un digital artist. Realizza opere con il supporto di applicazioni tecnologiche a partire da scatti fotografici.

L’arte digitale ha una storia pluridecennale e occupa una posizione centrale nel panorama della creatività artistica contemporanea. Permane tuttavia da parte del grande pubblico una certa resistenza, o un retropensiero scettico, ad annoverarne il valore alla pari della pittura, della scultura o anche della fotografia. In molti restano ancorati al pregiudizio che le realizzazioni siano dovute non ad una abilità artistica quanto grazie alla facilitazione del mezzo tecnologico.
In verità, di ritrattisti capaci di produrre opere impeccabili da un punto di vista tecnicopittorico ne è pieno il mondo.
Non è nell’affinamento ossessivo del segno che risiede l’Arte. E nonostante resti argomento di discussione dal Novecento in poi, è ormai assodato che nell’arte più che la bravura conti la capacità di esprimersi, di svelare, sorprendere, emozionare e offrire un linguaggio che sia in linea con i contenuti della contemporaneità.
L’arte digitale non è una scuola o un movimento artistico d’avanguardia. Certo, è possibile tracciare connessioni con alcuni precedenti storici del Novecento, come il costruttivismo, il dadaismo, il fluxus, fino all’arte concettuale, a seconda degli artisti in questione, ma si tratta piuttosto di una nuova sensibilità che risponde alla misura estetica del nostro tempo. È l’innovazione di un linguaggio artistico coerente con la trasformazione degli attuali processi creativi e comunicativi.
Ecco che distorsioni e manipolazioni di immagini attraverso il supporto di versioni elettroniche di pennelli, filtri, ingrandimenti ed elaborazioni cromatiche, riescono a soddisfare l’esigenza creativa e a produrre opere d’arte non ottenibili attraverso strumenti più convenzionali.
L’occhio e la mente procedono di pari passo. Il cinema, ad esempio, ha cambiato il nostro modo di guardare e di vivere la realtà. Sarebbe interessante un approfondimento antropologico sul mutamento della creatività e della mente artistica nella contemporaneità, sulla scia degli studi di Leroi-Gourhan su Il Gesto e la Parola.
Le opere in mostra di Conti offrono uno sguardo al confine tra reale e virtuale che ci appartiene, che riconosciamo come nostro, ma ci coinvolge proprio perché ancora non ne siamo perfettamente coscienti. Parla a quell’esigenza estetica ed emotiva in noi che è ancora in fase di assestamento cosciente. Ecco quindi che il Colosseo, come il Gasometro, la Tangenziale, il Palazzo della Civiltà dell’Eur o il Cuore, diventano per l’artista elementi di riferimento unanimemente compresi per spingersi oltre, sperimentare texture, evocare altri ambiti, come la scrittura visiva, confrontarsi con una spazialità che è un altrove digitale che occupa l’immaginario collettivo e la mente pensante. Avere una conoscenza approfondita delle immagini che fungono da soggetto dell’idea creativa permette di sconfinare e di comprendere la struttura mentale attraverso cui percepiamo la realtà. La fotografia offre l’oggettività a cui l’artista non rinuncia in quanto punto di contatto primario con chi poi osserva. Ma il peso del lavoro creativo si sposta tutto sulla percezione, sullo scarto e sullo straniamento che spoglia il dato oggettivo dall’ovvio. Protagonisti non sono più i soggetti ma il rapporto tra l’immagine e il fondo, gli azzardi cromatici, le illusioni ottiche e la luce. In particolare la luce artificiale che condiziona costantemente la nostra percezione e le nostre attività. Oltre alle insegne, basti pensare a cellulari, computer, cinema, televisione. Essa permette notte e giorno l’emissione e l’immissione di informazione e comunicazione. La luce è parte di noi ma, come il colore o il segno, può avere una funzione banale, oppure riscaldare e intensificare il dato percettivo. Per ogni artista vi è sempre un trait d’union tra esperienza e linguaggio artistico. Non c’è dubbio che per Conti abbia giocato un ruolo fondamentale la sua professione di regista. La maturità dello sguardo pittorico cresciuto e affinato attraverso l’occhio cinematografico. Le immagini sono asciugate da ogni ridondanza. La ripetitività è funzionale al gioco di nuovi accostamenti e alla ricerca di ulteriori confini mentali e visivi.
Lo skyline di Roma, se al principio è un condiviso luogo del cuore, diventa per l’artista il trampolino di lancio per avventurarsi nella direzione degli orizzonti profondi e lontani della contemporaneità. Lo sguardo creativo è mobile e ricettivo, perpetuamente on the road.
FRANCESCA BARBI MARINETTI
Gianpaolo Conti è fotografo e regista, vive e lavora a Roma. Ha iniziato giovanissimo a fotografare e dopo il diploma in regia nel 1987 realizgasza decine di documentari, cortometraggi e videoclip, curandone anche le riprese e il montaggio. Dal 2009 è impegnato nella regia di spot pubblicitari. Il suo linguaggio espressivo nasce proprio qui, nelle lunghe sessioni di editing in sala di montaggio, dove intraprende una sua personale ricerca sulle immagini, partendo dall’osservazione dei singoli fotogrammi, selezionandoli e riassemblandoli in sequenze di forme e colori attraverso la loro scomposizione e ricomposizione.
“Quello che unisce le varie opere in mostra è la mia visione di Roma: prendendo spunto dalle icone capitoline, come il Colosseo, la tangenziale, il Gazometro, le reinterpreto e le rinnovo – spiega l’artista – Tra i miei soggetti c’è anche un soggetto ricorrente: un cuore molto bello, che era stato verniciato nel 2005 su un muro, per poi essere rimosso nell’arco di 48 ore. Mi piace entrare nei segni e nelle ombre di tutto ciò che mi circonda, anche nelle macchie e nelle crepe. E’ il frutto di un lungo excursus lavorativo: Io fotografo da quando avevo 9 anni e, dopo quarant’anni di lavoro, sono arrivato a ricercare l’irrealtà nella realtà: alcune foto contengono fino a quaranta fotogrammi, per creare nuove sfumature e cromature inaspettate. Mi piace stravolgere ciò che vedo per raccontare qualcosa di nuovo”.
Mostre dell’artista
Gennaio 2009 prima personale “Quello che cerco” Galleria Colibrì Arte Roma.
Marzo 2009 personale “Quello che cerco II” Spazio Morgana Roma.
Giugno 2009 collettiva NUA (New Unknown Artists) Circolo degli Artisti Roma.
Novembre 2009 personale “Insensato” Torretta Valadier Ponte Milvio Roma.
Dicembre 2009 collettiva Casa degli Artisti Roccasecca.
Aprile 2010 collettiva “Immagini Per Pensare” ICPAL – Istituto per il Restauro del Libro Antico Roma.
Dicembre 2010 collettiva “Paesaggio della mente” Edo City Gallery Roma.
Gennaio 2011 collettiva “Paesaggio della mente 2.0” Edo City Gallery Roma.
Gennaio 2011 collettiva nell’ambito di Altaroma “Impermeabile” Edo City Gallery Roma.
Maggio 2011 con Antonia Ciampi “Sul filo del colore dialogo tra immagini” Hotel Adriano Roma.
Giugno 2011 collettiva “Art & Aperitif” Grand Hotel de la Minerve Roma.
Maggio 2013 personale “Colors Can Dance” Galleria Frammenti d’Arte Roma.
Novembre 2013 partecipa con 6 opere a CATS Contemporary Art Talent Show Padova.
Dicembre 2013 Art Basel Miami Beach 4 opere esposte alla Jakmel Art Gallery.